martedì 3 dicembre 2013

Preso atto della propria impotenza, l’anima diviene sottomessa ed ubbidiente, anela infatti ad una guida per mettersi sulla buona strada.


Edith STEIN, LA MISTICA DELLA CROCE
Capitolo 3. - PREGHIERA - MEDITAZIONE

All’interno della Chiesa ci sono esperienze collettive del tipo più vario:
devozione, entusiasmo collettivo, opere di misericordia e così via,
ma la Chiesa non deve a questo la sua esistenza.
Siccome il singolo sta davanti a Dio,
libertà divina ed umana sono l’una di fronte all’altra, l’una per l’altra,
gli è data allora la forza di essere disponibile per tutti
e questo «uno per tutti e tutti per uno» costituisce la Chiesa...
Tanto più si è pieni dell’amore divino,
tanto meglio si riesce a mettersi al posto di ciascun altro.
Nell’aridità e nel vuoto l’anima diventa umile. 
L’orgoglio d’un tempo sparisce,
quando non si trova più nulla in se stessi
che autorizzi a guardare gli altri dall’alto in basso.
Anzi, gli altri ci appaiono ora molto più perfetti
e si desta nel cuore l’amore e la stima nei loro riguardi.
Adesso poi si è troppo impegnati con la propria miseria per prestare attenzione agli altri.
Preso atto della propria impotenza,
l’anima diviene sottomessa ed ubbidiente,
anela infatti ad una guida per mettersi sulla buona strada.
Lo spirito - che inteso in senso largo ed obiettivo
non significa soltanto l’intelligenza
ma anche il cuore -
grazie alla meditazione giornaliera si è familiarizzato con Dio,
lo conosce e lo ama.
Tale conoscenza e tale amore sono divenuti parte integrante del suo essere:
press’a poco come avviene nei rapporti con una persona
con cui si vive da lungo tempo in compagnia
e si è quindi in stretta confidenza.

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