domenica 12 gennaio 2014

È qualcosa di complesso e articolato, che non si dà in un singolo istante e si compie, invece, nell'arco della vita e nella storia concreta, assumendo forme e configurazioni specifiche, secondo la vocazione particolare d'ognuno

Amedeo Cencini 
Il respiro della vita
La grazia della formazione permanente
Parte prima
RINNOVAMENTO INCOMPIUTO
CAPITOLO I
Nodi teorici e pratici
2.2. Rilevanza teologica del concetto

La fede, infatti, ha - da questo punto di vista - una duplice struttura: progressivo-dinamica e storico-esperienziale, è assenso che matura lungo un cammino costante, o adesione mentale-affettivo-volitiva che avviene solo dopo un lungo processo. È qualcosa di complesso e articolato, che non si dà in un singolo istante e si compie, invece, nell'arco della vita e nella storia concreta, assumendo forme e configurazioni specifiche, secondo la vocazione particolare d'ognuno. Il sì alla chiamata non è il proprio modo specifico di credere, la «forma» che esso assume? In tal senso credere è come un lento pellegrinaggio che a ogni passo svela qualcosa di nuovo e forse d'imprevisto, per un'esperienza di Dio che ogni giorno s'arricchisce ed è messa alla prova, deve combattere ed è resa più forte, fino all'ultimo giorno di vita.

Mi sembra un punto molto importante comprendere la rilevanza anche teologica del concetto di formazione permanente, perché ciò ci consente di capire meglio la natura dell'opzione di consacrazione, sacerdotale e religiosa, che - per natura sua - è come una lunga parabola formativa mai finita, paziente gestazione del Figlio in noi a opera del Padre per la potenza dello Spirito, come un interminabile processo evolutivo psicologico e assieme spirituale.

Solo secondariamente il concetto di formazione permanente può esser inteso come implicanza contingente o esigenza connessa al ritmo della vita attuale, sempre più mutevole e frenetico, e al carattere dinamico dell'essere umano, sempre più coinvolto in una realtà potenzialmente arricchente ma anche complessa. Fosse solo questo la formazione permanente sarebbe intesa riduttivamente in modo difensivo, come un argine per non esser... travolti dalle accelerazioni delle trasformazioni odierne o un sistema per restare al passo coi tempi, e tutt'al più diverrebbe aggiornamento, magari anche di tipo spirituale, ma in ogni caso qualcosa di straordinario, fatto di corsi speciali, d'interventi periodici, di anni o semestri sabbatici e quant'altro, insomma, possa garantire una sorta di supporto generale, sul piano dell'informazione tecnico-pratica o dell'aggiornamento apostolico o dell'animazione spirituale o dell'approfondimento carismatico (o del riposo psico-fisico) ecc. Tutti aspetti positivi e necessari, sia ben chiaro, ma che rischiano di dare un'idea ancora settoriale, parziale ed episodica della formazione continua, e di non farne sufficientemente risaltare quella valenza teologica che illumina di senso e aiuta ad afferrare la natura della stessa vocazione cristiana.

Concludendo questo paragrafo: se la dimensione teologica della formazione permanente ne sottolinea l'aspetto ordinario ed essenziale, la dimensione pedagogica ne segnala soprattutto l'aspetto straordinario e contingente.

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