lunedì 6 gennaio 2014

Il respiro è costante e regolare, silenzioso e appena percepibile, spontaneo e automatico, diurno e notturno, esprime la vita e ne accompagna e svela i fremiti. Così è la formazione permanente.


Introduzione

Il segno più visibile o percepibile della vita è il respiro. 
È l'alito vitale che viene da Dio, come ci ricorda la Genesi, e dà vita a ogni vivente. Anche l'esistenza tipicamente cristiana «inizia» con un respiro, il soffio dello Spirito Santo che invade a Pentecoste una carne umana e terrena, trasformandola.
Finché c'è respiro c'è vita, si dice. 
Il respiro è costante e regolare, silenzioso e appena percepibile, spontaneo e automatico, diurno e notturno, esprime la vita e ne accompagna e svela i fremiti.
Così è la formazione permanente. 
Qualcosa che segue la vita nel suo incedere, in ogni suo frammento di tempo. 
È il suo ritmo costante, ciò che la rende un continuo cammino di realizzazione d'un progetto, d'una forma che assume sempre più sembianze precise o d'un mistero che si svela progressivamente. 
Anche passando per momenti difficili e situazioni complicate. 
Il respiro, infatti, può anche esser affannoso e frenetico, svela la fatica e l'ansia di certi istanti del vivere, c'è il fiatone corto appena fatta una corsa, ma anche l'ansietà può creare problemi di respirazione.
Ecco perché abbiamo dato questo titolo, 
forse un po' singolare e certamente evocativo, 
a questa riflessione sulla formazione permanente: 
perché ne vogliamo subito sottolineare il carattere naturale, addirittura fisiologico, perché la vita di tutti, e in particolare di chi ha dedicato i suoi giorni e tutte le sue energie a una causa impegnativa e superiore alle forze umane, come presbitero e consacrato/a, 
ha necessariamente bisogno d'una attenzione costante alla sua crescita e a ciò che la può impedire
perché nessuno matura nel cuore e nella mente semplicemente perché da ragazzo diventa giovane e poi adulto e infine anziano; 
perché nessuno può pensare di consacrarsi all'Eterno se non attraverso un percorso di continua conversione nei giorni del suo pellegrinaggio terreno. 
Né, d'altro canto, 
nessuno può pensare di far consistere la formazione permanente in una serie di eventi estemporanei e straordinari, quasi fosse un'eccezione allo scorrere troppo normale dei giorni, o qualcosa che solo oggi, nel presente frenetico contesto socioculturale, è divenuto importante e necessario e che, tutto sommato, si riduce a un aggiornamento e diventa una fatica (o una scocciatura) in più

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