venerdì 3 gennaio 2014

Il tempo veniva considerato e trovava il suo vero significato nella liturgia, perché la liturgia è esattamente la perpetua santificazione del tempo, cioè nella liturgia l'uomo vive in pienezza il suo senso, la sua vocazione e la salvezza.


La "trovata" più straordinaria di questo testo è certamente la visione del tempo... 
egli fa vedere le possibili vie dell'integrazione personale spirituale nel senso autentico del termine, fino al tempo compiuto. 
Gli antichi padri spirituali vedevano il tempo come un dono di Dio affinché l'uomo possa realizzare la volontà di Dio che è l'amore di Dio. 
Dunque il tempo come processo di santificazione tramite la propria vocazione. 
Il tempo veniva considerato e trovava il suo vero significato nella liturgia, perché la liturgia è esattamente la perpetua santificazione del tempo, cioè nella liturgia l'uomo vive in pienezza il suo senso, la sua vocazione e la salvezza. 
Nella liturgia il tempo disteso e quello concentrato si toccano, creano un tutt'uno. 
In questa maniera la liturgia trasforma ogni tempo sull'impronta del tempo di Cristo. Quello che impedisce all'uomo di vivere la propria vocazione come amore è l'autoaffermazione della nostra individualità, è il principio della possessione, della ribellione. 
Ma è proprio la liturgia, dove si celebra la salvezza e si è coinvolti in essa, il luogo privilegiato della realizzazione della propria vocazione. 
Questo vuol dire che in senso stretto la liturgia sconfina il suo stesso spazio e in senso lato si realizza nell'universo. 
Ebbene, ciò che Cencini propone nel suo libro è esattamente 
questa dinamica complessa 
tra la vocazione, la santificazione, la perfezione, il peccato, l'inadeguatezza... 
Ma tutta questa dinamica riesce a collegarla all'evento della morte e risurrezione di Cristo, che diventa non un modello ma una chiave di lettura, un'ispirazione costante, un'energia divina che agisce in noi, il vortice che coinvolge e attira tutto l'universo di ogni persona e della comunità. 
Chi cercasse in questo libro delle facili tecniche per le soluzioni dei problemi concreti nel cammino formativo rimarrà deluso. 
La nostra era è certamente segnata dalla tecnica, dalla tecnologia, e si è abituati sempre a cercare un approccio tecnico in quanto pian piano abbiamo ridotto quasi tutto a una tecnica. 
Cencini è molto concreto, soprattutto in alcune parti del libro, ed è ricco di spunti e suggerimenti concreti, ma non tecnici, non come alle volte si è abituati da taluni corsi di formazione donde si torna quasi con delle soluzioni meccaniche da mettere in pratica. 
Egli non perde mai di vista 
che l'antropologia teologica è difatti dinamica
che il cammino della persona umana è una realtà organica, 
che l'evento della Pasqua non è una formula.

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