venerdì 20 gennaio 2017

Una vita diventata più dura e insopportabile della morte.

«Lasciami»
grida Giobbe a Dio, supplicandolo di liberarlo dalla vita.
Una vita diventata più dura e insopportabile della morte.
Il pensiero corre alla pagina biblica davanti alla drammatica vicenda di Fabiano, il giovane tetraplegico che per sé invoca la morte davanti a una vita che pare senza più speranza.
Lucide sono le parole di Giobbe il quale,
dopo
un tempo di successi in ogni campo (affettivo, economico, politico: era stato ricchissimo, aveva avuto una famiglia meravigliosa, era stato stimato e rispettato come uno degli uomini più influenti della sua città)
adesso
che ha perso repentinamente ricchezze, figli, potere e salute, preferirebbe morire. La morte – considera Giobbe – è migliore della vita:
«Lì il prigioniero non deve sopportare la voce dell’aguzzino».
Meglio le tenebre della morte – che pongono fine a ogni dolore – di una vita fatta di sofferenza atroce e dolore senza fine.
Ma ciò che più inquieta Giobbe è
la ragione di tale dolore,
impossibile da spiegare,
un mistero davanti al quale egli non rinuncia a interpellare Dio.
Non segue il consiglio di sua moglie e dei suoi amici che lo invitano a prendere atto della rovina e ad accettare sia il dolore sia la morte.
La 'rivolta' di Giobbe sta nella protesta, nella contestazione:

perché mi sono toccati giorni di dolore? 

Sul filo sospeso di questa domanda
Giobbe continua a vivere e a non consegnarsi alla morte.

Dal Cielo non verranno risposte facili, né veloci.

Ma Dio continuerà a tenere fisso lo sguardo su di lui e non lo lascerà.
In quello sguardo ecco la ragione e la forza per non abbandonarsi alla morte.
La dignità di ogni vita umana si fonda sullo sguardo dell’Altro.
Giobbe non accetta ragioni 'oggettive' o autonome per consegnarsi alla vita o alla morte,
ma chiama in causa Qualcuno, fin dall’inizio e in ogni cosa coinvolto con il suo destino.
Di fronte al dolore dell’innocente e alla morte dell’uomo neppure Dio può tirarsi indietro.
Con il dolore Dio mette alla più dura prova Giobbe,
ma Giobbe reagisce chiamando Dio a paragone.
E alla fine vincerà.
«Prima ti conoscevo per sentito dire – concluderà –, ma ora i miei occhi ti vedono».
Dentro il buio della vita.

Quel grido di Giobbe dentro il buio del dolore
di Rosanna Virgili
in “Avvenire” del 20 gennaio 2017

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